Carlo Gesualdo da Venosa e la trasmissione dell’arciliuto a Napoli e nell’Italia meridionale

Luigi Sisto - Conservatorio di musica di “San Pietro a Majella”, Napoli

Abstract


Il presente contributo fornisce una lettura delle vicende che accompagnarono la diffusione dell’arciliuto a Napoli e nel meridione d’Italia nei primi decenni del Seicento. Se alla sua progettazione e prima realizzazione, presso la bottega padovana del tedesco Cristofaro Eberle, contribuì sensibilmente il duca Alfonso II d’Este, ma soprattutto il liutista Alessandro Piccinini, certamente nella diffusione di questo nuovo esemplare nei territori meridionali (Napoli e il feudo di Gesualdo principalmente), ebbe un ruolo significativo il principe di Venosa, insieme ai tanti liutai tedeschi migrati in Italia in età moderna. In questo articolo si ricostruiscono dunque i rapporti tra Alfonso II d’Este e Gesualdo, destinatario di due dei tre arciliuti realizzati da Eberle, le relazioni tra Gesualdo e Kapsberger, probabile protagonista quest’ultimo della diffusione della tiorba in ambito napoletano, il ruolo di Georg Kayser, liutaio tedesco attivo a Napoli, già allievo alla bottega padovana di Eberle-Hartung, la committenza di uno dei primi esemplari ‘napoletani’ dovuta al viceré Conte di Lemos, ed infine il ruolo avuto dall’Accademia degli Oziosi e dalla congregazione di Santa Cecilia e della sua cappella musicale.

Full Text

PDF


DOI: http://dx.doi.org/10.6092/1826-9001.12.1616

Registrazione presso la Cancelleria del Tribunale di Pavia n. 552 del 14 luglio 2000 – ISSN elettronico 1826-9001 | Università degli Studi di Pavia Dipartimento di Musicologia | Pavia University Press

Privacy e cookies