Charles Burney e l’archeologia musicale dell’antica area vesuviana

Roberto Melini - Università degli Studi di Trento

Abstract


Charles Burney, nel corso del suo viaggio attraverso l’Europa alla ricerca di informazioni di prima mano da inserire nella sua innovativa storia della musica, scese fino a Napoli per entrare in contatto diretto con la cultura di quella città, allora di primissimo piano. Era il 1770, e il musicologo non si fece sfuggire l’occasione – così come avevano fatto altri illustri viaggiatori prima di lui, fra cui Mozart – di visitare gli scavi archeologici nei siti sepolti dalla famosa eruzione vesuviana dell’anno 79 d. C. Di quelle tre intense settimane, che lo videro impegnato in significative incontri, escursioni, visite e anche ricognizioni sul ricchissimo patrimonio musicale dell’antichità che era stato da poco recuperato, Burney lasciò un dettagliato resoconto che poi confluì nel libro The present state of the music in France and Italy. Molti dei reperti archeologici descritti (manufatti ed iconografie, oltre ai famosi papiri di Ercolano) sono oggi conservati, insieme a ritrovamenti analoghi che si sono via via succeduti, nei musei della Campania, e costituiscono una fonte fondamentale di conoscenza sull’orizzonte sonoro degli antichi Romani. La rilettura delle pagine di Burney alla luce delle prospettive attuali può dunque offrire spunti di grande interesse sia per il musicologo che per lo studioso di archeologia: la sua testimonianza sulle cose vedute e sulle esperienze vissute risulta preziosa, mentre il metodo impiegato può far considerare questa ricerca come un primo autorevole esempio di archeologia musicale.

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DOI: http://dx.doi.org/10.6092/1826-9001.7.392

Registrazione presso la Cancelleria del Tribunale di Pavia n. 552 del 14 luglio 2000 – ISSN elettronico 1826-9001 | Università degli Studi di Pavia Dipartimento di Musicologia | Pavia University Press

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