Trattamento anti-VEGF con Ranibizumab intravitreale nella degenerazione maculare legata all’età: verifica dell’efficacia sulla neovascolarizzazione sottoretinica
Abstract
La degenerazione maculare legata all’età (DMLE) è la malattia retinica progressiva che costituisce la principale causa di cecità legale nei soggetti anziani residenti nei paesi occidentali. L’evoluzione più frequente è rappresentata dalla forma essudativa o umida, caratterizzata dallo sviluppo di neovasi sottoretinici.
Da alcuni anni è disponibile un trattamento specifico con farmaci anti-VEGF (Ranibizumab, Pegaptanib, Bevacizumab off-label) somministrati tramite iniezioni intravitreali. In Italia la loro somministrazione a carico del SSN è disciplinata da una specifica normativa AIFA che dispone il monitoraggio intensivo previsto per i farmaci ad alto costo con limitazioni nella indicazione.
Utilizzando i parametri clinici richiesti e immessi nel database AIFA (visus >2/10, spessore retinico misurato mediante OCT, varie caratteristiche agiografiche, pressione intraoculare) è stato strutturato uno studio osservazionale di buona pratica clinica per verificare l’effetto della terapia nei diversi sottogruppi in cui può presentarsi la DMLE umida o essudativa (membrana neovascolare, vasculopatia polipoide, angiomatosi retinica) limitatamente alla fase di attacco prescritta per Ranibizumab (3 iniezioni mensili con rivalutazione 1 mese dopo l’ultima).
Da Novembre 2009 ad Aprile 2011 sono stati trattati con Ranibizumab 56 occhi di 56 pazienti affetti da DMLE essudativa. Dalla elaborazione statistica dei dati raccolti è emerso che Ranibizumab ha determinato un incremento dell’acuità visiva media parallelamente alla riduzione dello spessore retinico centrale e dell’area della lesione. I casi con acuità visiva all’ingresso compresa tra 4/10 e 6/10 hanno evidenziato un recupero funzionale maggiore rispetto a quelli con acuità visiva tra 2/10 e 4/10 e tra 7/10 e 8/10. Se si considerano le varianti cliniche della DMLE essudativa la vasculopatia polipoide ha mostrato il miglior recupero visivo dopo trattamento.
Da alcuni anni è disponibile un trattamento specifico con farmaci anti-VEGF (Ranibizumab, Pegaptanib, Bevacizumab off-label) somministrati tramite iniezioni intravitreali. In Italia la loro somministrazione a carico del SSN è disciplinata da una specifica normativa AIFA che dispone il monitoraggio intensivo previsto per i farmaci ad alto costo con limitazioni nella indicazione.
Utilizzando i parametri clinici richiesti e immessi nel database AIFA (visus >2/10, spessore retinico misurato mediante OCT, varie caratteristiche agiografiche, pressione intraoculare) è stato strutturato uno studio osservazionale di buona pratica clinica per verificare l’effetto della terapia nei diversi sottogruppi in cui può presentarsi la DMLE umida o essudativa (membrana neovascolare, vasculopatia polipoide, angiomatosi retinica) limitatamente alla fase di attacco prescritta per Ranibizumab (3 iniezioni mensili con rivalutazione 1 mese dopo l’ultima).
Da Novembre 2009 ad Aprile 2011 sono stati trattati con Ranibizumab 56 occhi di 56 pazienti affetti da DMLE essudativa. Dalla elaborazione statistica dei dati raccolti è emerso che Ranibizumab ha determinato un incremento dell’acuità visiva media parallelamente alla riduzione dello spessore retinico centrale e dell’area della lesione. I casi con acuità visiva all’ingresso compresa tra 4/10 e 6/10 hanno evidenziato un recupero funzionale maggiore rispetto a quelli con acuità visiva tra 2/10 e 4/10 e tra 7/10 e 8/10. Se si considerano le varianti cliniche della DMLE essudativa la vasculopatia polipoide ha mostrato il miglior recupero visivo dopo trattamento.
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PDFDOI: http://dx.doi.org/10.6092/2039-1404.124.968
ISSN cartaceo: 0390-8283 - ISSN elettronico: 2039-1404 - Periodicità trimestrale - Pubblicato dal 1886 - Registrazione presso la Cancelleria del Tribunale di Pavia
Pavia University Press – Università degli Studi di Pavia - Facoltà di Medicina e Chirurgia - Policlinico "San Matteo"
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