Diagnosi e follow-up dei disturbi del ritmo cardiaco fetale

Giulia Corana - Clinica Pediatrica, Università degli Studi di Pavia, Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo, Pavia, Alessia Claudia Codazzi - Clinica Pediatrica, Università degli Studi di Pavia, Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo, Pavia, Alessandra Mazzola - Clinica Pediatrica, Università degli Studi di Pavia, Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo, Pavia, Francesca Cairello - Clinica Pediatrica, Università degli Studi di Pavia, Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo, Pavia, Savina Mannarino - Clinica Pediatrica, Università degli Studi di Pavia, Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo, Pavia

Abstract


Alterazioni della frequenza cardiaca fetale si riscontrano in una percentuale compresa tra lo 0.2 e il 2% delle gravidanze e nel 10% di questi casi si tratta di aritmie significative. I disturbi del ritmo cardiaco fetale vengono distinti in bradiaritmie, tachiaritmie e battiti ectopici (o extrasistoli).
Lo scopo di questo lavoro è descrivere le caratteristiche e l’outcome dei disturbi del ritmo cardiaco fetale.
Sono state prese in considerazione 29 gravidanze complicate da disturbi del ritmo cardiaco fetale.
Le anomalie di più frequente riscontro sono state le extrasistolie, presenti nel 65.5% dei casi; non raramente sono state rilevate ai controlli ecocardiografici effettuati fino alla fine della gravidanza, senza tuttavia inficiare la prognosi fetale. In alcuni casi il disturbo del ritmo si è presentato anche nel periodo postnatale, comunque con una tendenza alla risoluzione nei primi mesi di vita.
Le tachiaritmie sono state diagnosticate nel 24.1% dei casi; il ricorso alla terapia antiaritmica in utero è stato necessario nella maggior parte di questi, permettendo la sopravvivenza fetale e il raggiungimento di un’età gestazionale sufficientemente avanzata per evitare importanti danni da prematurità. La terapia antiaritmica, somministrata alla gestante in modo da raggiungere il feto per via transplacentare, è stata efficace nella maggior parte dei casi. Talvolta, nonostante la buona risposta clinica in utero, la gestione di questi disturbi del ritmo è stata difficile a causa del verificarsi di recidive postnatali.
Le bradiaritmie, riscontrate nel 10.4% dei casi, hanno presentato un andamento analogo a quanto generalmente riportato: in particolare si è verificata la risoluzione in utero nei casi di bradicardia sinusale e da extrasistolia atriale bloccata, mentre il blocco atrioventricolare completo associato a isomerismo atriale sinistro è risultato a prognosi severa.


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DOI: http://dx.doi.org/10.6092/2039-1404.124.862



ISSN cartaceo: 0390-8283 - ISSN elettronico: 2039-1404 - Periodicità trimestrale - Pubblicato dal 1886 - Registrazione presso la Cancelleria del Tribunale di Pavia
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Università degli Studi di Pavia - Facoltà di Medicina e Chirurgia - Policlinico "San Matteo"

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