Analisi retrospettiva della prevalenza di complicanze correlate alle procedure di chemioembolizzazione intra-arteriosa epatica (TACE) nelle differenti classi di rischio

Emma Pozzi - Dipartimento di Medicina Interna e Terapia Medica, Unità Operativa di Oncologia Medica II, Università degli Studi di Pavia, Fondazione IRCCS Salvatore Maugeri, Pavia, Stefano Tonini - Dipartimento di Medicina Interna e Terapia Medica, Unità Operativa di Oncologia Medica II, Università degli Studi di Pavia, Fondazione IRCCS Salvatore Maugeri, Pavia, Giovanni Bernardo - Dipartimento di Medicina Interna e Terapia Medica, Unità Operativa di Oncologia Medica II, Università degli Studi di Pavia, Fondazione IRCCS Salvatore Maugeri, Pavia, Guido Poggi - Dipartimento di Medicina Interna e Terapia Medica, Unità Operativa di Oncologia Medica II, Università degli Studi di Pavia, Fondazione IRCCS Salvatore Maugeri, Pavia

Abstract


La chemioembolizzazione intraarteriosa epatica (TACE), è una tecnica ampiamente utilizzata nel trattamento di tumori epatici primitivi e secondari non resecabili. Anche se considerata una procedura relativamente sicura, la TACE è stata associata a varie complicanze. L'obiettivo di questo studio è stato quello di determinare la preva-lenza di complicanze e la correlazione con alcuni fattori di rischio.
Tra il 2004 e il 2009 sono stati trattati 155 pazienti (106 uomini e 49 donne) per un totale di 297 procedure. 193 pazienti erano affetti da tumore primitivo epatico, 104 da metastasi epatiche da differenti primitività. I pazienti avevano un'età compresa tra 49 e 86 anni. Le procedure di TACE sono state eseguite sia con microsfere caricate con farmaci chemioterapici (136 sessioni con DCBead®, 124 con Hepasphere®), sia con un mezzo oleoso ioda-to (33 con Lipiodol®). Gli agenti chemioterapici utilizzati sono stati l’Epirubicina in 217 sessioni, l’Irinotecan e l’Oxaliplatino sono stati utilizzati rispettivamente in 30 e in 50 procedure.
I nostri dati hanno mostrato che le complicanze gravi si sono verificate nel 16.5% delle procedure. Nello specifi-co abbiamo riscontrato una prevalenza di pancreatiti acute pari al 2.7%, di ascessi epatici pari al 3%, di colecisti-ti del 3.7% e una prevalenza di piastrinopenie del 3.4%. Circa l'80% dei pazienti ha manifestato la comparsa della sindrome post-chemioembolizzazione che non deve essere considerata una complicanza maggiore, ma un effetto collaterale che, nella maggioranza dei casi, tende a risolversi spontaneamente non causando un allunga-mento dell’ospedalizzazione. Complicanze maggiori si sono verificate più frequentemente nei pazienti diabetici rispetto ai non diabetici (26.7% vs 13.1%, p=0.006). Al contrario non abbiamo trovato alcuna differenza statisti-camente significativa riguardo gli agenti di embolizzazione utilizzati (Lipiodol® vs microsfere), gli agenti che-mioterapici (Epirubicina vs Oxaliplatino vs Irinotecan), l'età dei pazienti e l'istologia (tumori primitivi vs tumori metastatici). Tutti i pazienti hanno ricevuto antibioticoterapia prima e dopo la TACE e differenze statisticamente significative sono state riscontrate in relazione alla varie classi di antibiotici utilizzati. Non è stato evidenziato un’aumento della prevalenza di complicanze nei pazienti trattati con approccio bimodale (TACE + RFTA) ri-spetto a quelli trattati con sola chemioembolizzazione intrarteriosa epatica (TACE).

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DOI: http://dx.doi.org/10.6092/2039-1404.123.564



ISSN cartaceo: 0390-8283 - ISSN elettronico: 2039-1404 - Periodicità trimestrale - Pubblicato dal 1886 - Registrazione presso la Cancelleria del Tribunale di Pavia
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Università degli Studi di Pavia - Facoltà di Medicina e Chirurgia - Policlinico "San Matteo"

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