Trattamento loco regionale dell’epatocarcinoma non resecabile mediante chemioembolizzazione con microparticelle caricate con epirubicina: valutazione di efficacia, tollerabilità e analisi farmacocinetica in uno studio clinico monocentrico

Erica Quaquarini - Dipartimento di Medicina Interna e Terapia Medica, Unità Operativa di Oncologia Medica II, Università degli Studi di Pavia, Fondazione IRCCS Salvatore Maugeri, Pavia, Giovanni Bernardo - Dipartimento di Medicina Interna e Terapia Medica, Unità Operativa di Oncologia Medica II, Università degli Studi di Pavia, Fondazione IRCCS Salvatore Maugeri, Pavia, Alberto Riccardi - Dipartimento di Medicina Interna e Terapia Medica, Unità Operativa di Oncologia Medica II, Università degli Studi di Pavia, Fondazione IRCCS Salvatore Maugeri, Pavia, Cristina Sottani - Laboratorio di Analisi Ambientali e Tossicologiche, Università degli Studi di Pavia, Fondazione IRCCS Salvatore Maugeri, Pavia, Guido Poggi - Dipartimento di Medicina Interna e Terapia Medica, Unità Operativa di Oncologia Medica II, Università degli Studi di Pavia, Fondazione IRCCS Salvatore Maugeri, Pavia

Abstract


La chemioembolizzazione intrarteriosa epatica (TACE) rappresenta la terapia di prima linea nel pazienti affetti da epatocarcinoma (HCC) in stadio intermedio non resecabile. Recentemente, è stato introdotto l’utilizzo di microparticelle embolizzanti in grado di essere pre-caricate di farmaci chemioterapici (DEBs =Drug Eluting Beads), i più utilizzati dei quali sono la doxurubicina, il cisplatino e l’epirubicina. Ad oggi, i due tipi di particelle più utilizzati nella pratica clinica sono le DC Bead® e le HepaSphere MicroSphere®. La TACE con microparticelle è in grado di ridurre gli effetti collaterali sistemici della chemioterapia ed aumentare l’efficacia terapeutica locale poiché, oltre a determinare un effetto embolizzante arterioso, le micro particelle rilasciano gradualmente il chemioterapico nel sito tumorale, permettendo il raggiungimento di elevati valori di farmaco intratumorali con bassi livelli plasmatici sistemici. L’obiettivo di questo studio è determinare la prevalenza delle complicanze in pazienti affetti da HCC in stadio intermedio trattati mediante chemioembolizzazione intrarteriosa con i due tipi di microparticelle.
Tra gennaio 2007 e dicembre 2009, 80 pazienti sono stati sottoposti a trattamento di chemioembolizzazione epatica, per un totale di 125 trattamenti. Tutti i soggetti erano affetti da epatocarcinoma in stadio intermedio, per lo più in stadio BCLC B, e sono stati sottoposti a TACE con DC Bead o con HepaSphere precaricate con epirubicina (50 mg/provetta). Per valutare la tossicità della procedura di embolizzazione, sono stati effettuati prelievi di sangue venoso periferico prima della TACE e a distanza di 4 e 24 ore per monitorare l’andamento temporale di alcuni parametri ematochimici (emocromo e piastrine, bilirubinemia, transaminasi, gammaGT, amilasi, lipasi, alfa feto proteina e funzionalità renale). L’eventuale sviluppo di effetti avversi post-embolizzazione è stato classificato secondo i Common Toxicity Criteria. La risposta al trattamento è stata valutata mediante TC addome con mdc dopo 40 giorni della procedura in base ai criteri mRECIST (modified Response Evaluation Criteria in Solid Tumors). Si è così evidenziato che la pratica della chemioembolizzazione intrarteriosa non aumenta il rischio di complicanze post-procedurali e la prevalenza degli effetti avversi maggiori è simile alla TACE convenzionale. Inoltre, non abbiamo evidenziato differenze statisticamente significative nella prevalenza di effetti avversi maggiori tra i pazienti trattati con DC Bead e quelli trattati con HepaSphere. In un gruppo selezionato di 20 pazienti sono stati, inoltre, effettuati prelievi seriati di sangue venoso periferico al termine della iniezione della soluzione embolizzante e a 5, 10, 20, 40, 60, 120, 180, 360, 1,440 minuti dalla procedura, con lo scopo di studiare la farmacocinetica sierica dell’epirubicina. I risultati ottenuti hanno mostrato un basso picco di concentrazione sierica del chemioterapico, che ha raggiunto livelli di 73.5+/-24.5 ng/mL per il gruppo DC Bead e di 33.9+/-11.0 ng/mL per il gruppo HepaSphere. Il picco di concentrazione plasmatica del farmaco è stato osservato a 5 minuti dalla procedura in tutti i pazienti e le concentrazioni di epirubicina non hanno mai raggiunto valore zero fino alla fine delle nostre rilevazioni (24 ore) con valori medi compresi tra 2.3 e 24.2 ng/mL per entrambi i tipi di micro particelle. I dati ottenuti da questo studio permettono, quindi, di dedurre che entrambe le particelle siano in grado di rilasciare il chemioterapico in modo continuo e protratto nel tempo.


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DOI: http://dx.doi.org/10.6092/2039-1404.125.1065



ISSN cartaceo: 0390-8283 - ISSN elettronico: 2039-1404 - Periodicità trimestrale - Pubblicato dal 1886 - Registrazione presso la Cancelleria del Tribunale di Pavia
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Università degli Studi di Pavia - Facoltà di Medicina e Chirurgia - Policlinico "San Matteo"

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